martedì 5 marzo 2013

Il contrabbandiere


ENRICO CARLINI
EDB Edizioni
Anno 2010

Recensione di IVO TIBERIO GINEVRA
pubblicata su www.giallomania.it

Questo giallo ha tre peculiarità importanti.

La prima è insolita perché tratta sotto un punto di vista piuttosto nuovo una parte di storia moderna francamente molto trascurata. Mi riferisco alla guerra nei Balcani legata al crollo della Jugoslavia e a tutto quello che è conseguito del disciolto regime comunista di Tito con i suoi stati nuovi come la Serbia, la Croazia, la Bosnia, il Montenegro dei quali abbiamo forse solo una collocazione geografica e basta. Tutti sappiamo che c’è stata una guerra che ha portato il genocidio, la pulizia etnica, lo sfacelo dell’essere umano generando mostri come Karadzic, Mladic, Milosevic, ma tutto quello che abbiamo appreso ha avuto come fonte ufficiale la televisione di stato, con i suoi giornali che nel tempo hanno sempre filtrato le notizie e dato anche informazioni strumentali. Alcuni aspetti di quello che è successo, debitamente celati dai media, sono trattati con rigore storico-informativo da Enrico Carlini in questo giallo dal sapore atipico. Si evidenziano in modo particolare le collaborazioni con l’esercito serbo, lo sviluppo di nuovi software di guerra, e la particolarità degli orrori di un conflitto che ha prodotto tanto denaro illecito, come quello proveniente dalla vendita d’armi o dalla documentazione della violenza stessa, vista come spettacolare piacere di casta.

L’altra insolita caratteristica è pure legata alla storia ma questa volta è di casa nostra. E anche stavolta si tratta di storia moderna e dimenticata. Nomi che a buona parte di noi italiani oramai non dicono più niente: Pola, Zara, Ragusa, Fiume. Istria e Dalmazia. Italia non più nostra e ignorata, ma dolorosamente ancora ricordo troppo vivo e vicino per chi ha perso i suoi cari, le sue cose, le sue radici. Noi italiani eravamo in quelle zone da millenni. Quelle terre ci appartenevano e ci sono state tolte. I nostri italiani di quella penisola sono stati cacciati senza pietà, o ingoiati nelle foibe, o semplicemente spariti nel nulla grazie anche alla famigerata polizia politica di Tito. Quello che è avvenuto in quelle terre, è stata una pulizia etnica ai danni del popolo italiano, non una lotta di classe e dove ci sono i militari al comando, Enrico Carlini, ci ricorda che la sopravvivenza della minoranza non è mai garantita.

L’ultima insolita caratteristica ci porta alla riflessione sul grado d’abbandono in cui versano i nostri arsenali in cemento armato frutto di una paventata guerra avente come obiettivo l’invasione dell’Italia da parte dei paesi del patto di Varsavia.

In mezzo a questi scenari storicamente anomali per un giallo italiano, indaga il giovane commissario di Polizia Fabio Forti della Sezione Investigativa della Questura di Rimini, alla sua prima indagine di rilievo che lo vede suo malgrado coinvolto in un crescendo di circostanze dalle implicazioni internazionali.

La storia, però, inizia con il ritrovamento notturno di due cadaveri in una spiaggia isolata di Rimini. Il commissario Forti si trova a indagare su un caso all’apparenza di comune criminalità che da subito coinvolge l’ambiente tipico della costa romagnola con i suoi night club, discoteche e alberghi, luoghi a volte intrisi di delinquenza dedita alla droga, ai ricatti e alla prostituzione, ma il ritrovo inaspettato d’alcuni documenti durante una perquisizione lo porterà a dipanare una complessa matassa ricca di colpi di scena soprattutto nel finale, dove con precisione assoluta si chiude tutto l’ottimo disegno del narratore. Forti, poi, è un commissario sui generis; coraggioso, indipendente e acuto. Un personaggio che si fa ricordare a lungo.

In conclusione Il contrabbandiere di Enrico Carlini è un giallo/thriller che ci mette a conoscenza di alcuni trascurati aspetti del nostro recente passato nazionale e internazionale che vale assolutamente la pena di sapere, e soprattutto informa il lettore con semplicità di linguaggio, su alcune scomode verità non contenute nei libri di storia, e visto che viviamo in una società mediatica, sottolineo il fatto che si tratta di realtà mai documentate dai principali organi di stampa e televisione.

Un grande bravo a Enrico Carlini per l’originalità di ambientazione e per il rigore storico della vicenda. Ora è chiaro che attendo la prossima indagine del commissario Forti.



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