giovedì 9 agosto 2012

La notte alle mie spalle



Autore: Giampaolo Simi
Editore: Edizioni e/o
Anno: 2012
Pagine: 256

recensione di Ivo Tiberio Ginevra
pubblicata su www.thrillercafe.it

Il tempo è un fiume lento ma potente e si porta via tutto: odio, dolore e soprattutto energie.

Furio Guerri ha un lavoro in carriera con grandi prospettive. Lo stressa parecchio, ma rende molto e gli da anche la possibilità di avere una bella casa, una bella macchina e soprattutto una bella famiglia. Sua Moglie Elisa è infatti una donna bellissima tutta dedita alla casa, al marito e alla figlia Caterina; una bambina vezzosa e tanto affezionata al suo papà. La famiglia di Furio sembra proprio quella ideale per far al meglio lo spot pubblicitario della mulino bianco. Sembra…

Nella realtà non è così. La serpe dell’incomprensione alita, circuisce, stritola questo quadretto familiare fino a distruggerlo, disperderlo, disintegrarlo nel peggiore dei modi.

Nella realtà Furio Guerri è un arrivista, egocentrico e senza scrupoli che per fare carriera ha pestato come mosto ai suoi piedi, tutto quello che gli è finito sotto, colleghi, clienti, amici, moglie, figlia. Tutto. Tutto pur di avere quello che vuole.

La sua sensibilità nei confronti della famiglia si racchiude solo nel bisogno di dare certezze attraverso i soldi. E lui è sempre pronto a darli. E si fa un mazzo così per dare soldi e agiatezza. Lavora come un cane per dare ancora di più, ma così altrettanto pretende da sua moglie Elisa.

Furio non capisce.

Non capisce né capirà, che a sua moglie ha dato solo comodità, soldi, benessere.

Non capisce che oltre alla solidità economica un rapporto è basato sul dialogo, affetto, amicizia e comprensione.

Non capisce che deve andare incontro alle esigenze del partner.

Non capisce che non si possono mortificare le aspettative e l’esigenze della propria compagna di vita.

Non capisce che i soldi non sono tutto.

Non capisce… Non capisce un cazzo! E pretende! E perde la testa! Sbaglia. Continua a sbagliare. Sbaglierà sempre e tutto… Forse sbaglia fino alla fine.

La notte alle mie spalle, è un grande, un ottimo, un meraviglioso romanzo, come non capita di leggere da un po’ di tempo a questa parte.

Ci vuole molto coraggio a parlare in questo momento della famiglia con le sue crisi, le sue trasformazioni e insicurezze. Fare questo è abbastanza difficile e Simi lo fa con autorevole maestria di forme e contenuti.

Centra bene, anzi, più che bene con il bisturi delle sue parole, la patologia in cui alcune famiglie di oggi sono piombate. Opera bene col suo scandaglio la crisi del benessere familiare che tutto travolge per il proprio ottuso egoismo.

Il linguaggio di Simi è elegante, mai banale, sempre attento a raccontare ogni singolo gesto che porta alla perdizione di una banale follia.

Il personaggio di Furio Guerri in tutti i suoi aspetti e nelle sue relazioni è studiato, descritto, e narrato con una lucida introspezione perfetta al punto di farcelo somigliare. Fino al punto di capire le cazzate che ha fatto. Fino a condividere il suo dolore, le sue ansie e la sua stessa pazzia.

Lo scrittore, inoltre eccelle bene nel falsare i piani temporali della narrazione, confondendoci positivamente nella lettura fra presente, passato, e trapassato del suo futuro incerto. Questa strategica scrittura lascia sempre viva l’attenzione, stimola la curiosità, l’analisi, e porta a ingoiare le pagine di un romanzo destinato a farsi ricordare a lungo.

In conclusione Giampaolo Simi si avventura nello studio dell’anatomia familiare di questo nucleo prototipo, fino a vivisezionarlo, mettendo a nudo i suoi tendini motori con un’analisi che deve aprirci il cervello per guardare dentro di noi, nei rapporti con il partner ed i figli, che ci crescono accanto come sconosciuti, ma che hanno tutto, perché TU, capofamiglia, dai tutto, fino a non far mancare niente. Fino al superfluo e di più. Fino a che il superfluo e il pretenzioso diventano la stessa cosa… e sbagli. E sbagli, sbagli, sbagli.

per la colpa c’è sempre il perdono. Per l’errore, invece, neanche l’oblio. … ed è vero. Lo capisci solo quando non hai più nulla. Solo dopo aver distrutto tutto. E l’oblio diventa un lusso che non può pagare l’errore.
recensione di Ivo Tiberio Ginevra


Intervista a Piergiorgio Pulixi

intervista di Ivo Tiberio Ginevra
pubblicata su www.thrillercafe.it

Abbiamo recensito il suo Una brutta storia qualche giorno fa: seduto al bancone del Thriller Café oggi c’è Piergiorio Pulixi. Ci facciamo due chiacchiere…

[D]: Benvenuto su Thrillercafe.it, mentre il barman ti prepara qualcosa spiega un po’ ai nostri lettori come ti è venuta l’idea di scrivere il tuo ultimo romanzo Una brutta storia.

[R]: Stavo cercando del materiale per un’altra inchiesta e sono incappato in un articolo interessante. In un colpo solo erano stati arrestati sedici poliziotti, smembrando totalmente una Sezione di PS. Da lì mi sono incuriosito e mi sono documentato sul fenomeno della corruzione nelle forze di Polizia. C’era materiale per una serie e mi sono buttato. Ed Mc Bain ed Ellroy sono stati dei punti di riferimento per la creazione di un’intera Sezione di polizia con tanti personaggi. Poi ho capito che in realtà stavo andando oltre, stavo raccontando un’intera città vista attraverso gli occhi dei poliziotti, come accade soprattutto nel prossimo romanzo.

[D]: Il protagonista l’ispettore di PS Biagio Mazzeo è un uomo di dubbia moralità, diciamo pure che è un criminale, eppure nel corso del romanzo sfodera qualità umane e sentimenti forti soprattutto nei confronti della sua donna e del “branco”. Come hai tratteggiato un personaggio così complesso?

[R]: Ho cercato di creare un personaggio a tutto tondo, più verosimile possibile, analizzando una quantità di personaggi a mio avviso ben costruiti sia letterari che cinematografici ma anche legati al mondo dei fumetti. Ho notato che tutti avevano delle caratteristiche comuni a partire da Edipo o Ulisse, passando per Amleto o Raskolnikov, per arrivare che so a Harry Bosch di Connelly o Tony Soprano per citare una serie, e uno dei tanti tratti comuni è quello che io chiamo la “qualità del contrasto“. Sono tutti personaggi costruiti per contrasti: sono contraddittori, sono scissi tra forti sentimenti e codici morali che li portano a scelte sofferte; anelano qualcosa che potrebbe distruggere il loro equilibrio, portando il caos nelle loro vite, eppure continuano ad andare avanti, sbagliando, perchè appunto sono esseri imperfetti, sono uomini. Hanno tutti un passato che nel bene o nel male condiziona il loro presente, hanno segreti di cui dovrebbero liberarsi… Potrei andare avanti per ore ma mi fermo. Ho una grande passione per la drammaturgia e ho dedicato molto tempo ad applicarla al romanzo e alla costruzione dei personaggi.

[D]: Piergiorgio sappiamo che fai parte del collettivo letterario Sabot. Puoi spiegare a chi non conosce di cosa si tratta? E quali sono le difficoltà per uno scrittore come te di confrontarsi costantemente con gli altri colleghi?

[R]: Provengo dalla scuola di Massimo Carlotto che ha formato una squadra di giovani autori chiamata Collettivo Sabot che dopo un lungo periodo di letture e formazione – che non è mai finito e per fortuna continua – è approdato ad alcune pubblicazioni come gruppo e come singoli. Massimo ci ha aiutato a costruirci un solido bagaglio di cultura del genere noir e dell’aspetto più investigativo legato a quel filone letterario che prende il nome di “noir mediterraneo”, insegnandoci inoltre a lavorare di fino sulla meccanica delle trame, abilità in cui eccelle. Il nostro forte è la creazione e la discussione delle trame dei romanzi. Ognuno porta le sue idee che vengono poi messe al vaglio dell’intero gruppo che ci lavora e le “viviseziona” evidenziandone pregi e difetti. Avere un filtro costituito da varie persone ti aiuta ad approcciare il romanzo in maniera più efficace. La difficoltà la trovo solo quando ci capita di scrivere a più mani, e più che di difficoltà si tratta di avere un po’ di pazienza per mettersi sulla stessa lunghezza d’onda della persona o delle persone con cui stai scrivendo. All’inizio vorresti ucciderli, poi dopo un po’ passa…

[D]: In quanto tempo hai scritto il libro?

[R]: Tre anni e mezzo.

[D]: Cosa ami di più del tuo ultimo romanzo?

[R]: La profondità dei personaggi, il loro vivere al limite e i segreti che nascondono. Il taglio epico e il montaggio alternato. Le forti amicizie, lo spirito di fratellanza, e le scene di sesso.

[D]: Cosa cambieresti?

[R]: Aggiungerei una scena tra Sergej Ivankov e sua figlia Irina che mi è venuta in mente quando avevo già consegnato. Peccato.

[D]: Cosa ti è piaciuto maggiormente quando hai riletto il romanzo?

[R]: I dialoghi.

[D]: A quale dei personaggi del libro sei più affezionato e c’è qualcuno che ti somiglia?

[R]: Purtroppo non c’è nessuno che mi assomiglia quantomeno fisicamente. Anche i più bastardi hanno carisma da vendere e personalità forti, o comunque sono interessanti. Insomma, gente come Varga o Oscar Fortunato sono tipetti interessanti, con cui andare a farsi una birra e farsi raccontare un po’ di storie; Donna o Sonja, nelle loro diversità, sono donne per cui arriveresti a uccidere, quindi sono affezionato un po’ a tutti.

[D]: La frase: “L’amore mi ha reso debole. Non fare anche tu come me se non vuoi farti ammazzare” è il vero leit motiv della dimensione tragica e contestualmente epica di Una brutta storia, ma Tu, Piergiorgio Pulixi: cosa faresti per salvare la donna che ami?

[R]: Tutto.

[D]: Ci puoi dare un’anticipazione sul romanzo che stai scrivendo?

[R]: I ragazzi della Narco sono in piena discesa agli inferi: i vertici vogliono smembrare la squadra di Mazzeo e trasferire tutti. Come se non bastasse in città si scatena una rivolta che tocca in modo particolare il dipartimento di Polizia. Un brutto omicidio manda in tilt politica e polizia. Il romanzo è ambientato in una settimana che segue i destini di poliziotti, giudici, politici, giornalisti e tanti altri che vogliono fermare la spirale di violenza e trovare il colpevole. Poliziotti buoni e corrotti devono in qualche modo fare fronte comune, e tutto culminerà in una notte che segnerà il destino della città e degli uomini che la difendono. E’ un romanzo corale di perdizione e redenzione, dove le donne hanno un ruolo determinante, e in cui Biagio deve affrontare il suo inferno interiore e i mostri da lui stesso creati.

[D]: Cosa non scriverai mai?

[R]: Un libro di cucina.

[D]: A cosa non puoi rinunziare quando scrivi?

[R]: Caffè, Virgin Radio, e dell’esercizio fisico che mi permetta di staccare la spina dal romanzo.

[D]: Chi è Piergiorgio Pulixi uomo e quali sono i suoi desideri?

[R]: Devo ancora capirlo, mettiamola così.

[D]: Consiglia un libro per l’estate e uno per la vita.

[R]: Sono un suggeritore indisciplinato quindi ne consiglio più di uno. Per l’estate: “Ferro e fuoco” di Romano de Marco, “Nella carne” di Sara Billotti e ti direi il prossimo di Massimo Carlotto che, credimi, è una vera figata ma purtroppo uscirà solo l’anno prossimo. Per la vita: “Il conte di Montecristo”, “Shella: il buio nel cuore” di Andrew Vachss, e FL’oscura immensità della morte” che è un capolavoro sulla vendetta.
intervista di Ivo Tiberio Ginevra