Fratelli Frilli Editori
Anno 2012
Pagine 166
Recensione di Ivo Tiberio Ginevra
pubblicata su www.thrillercafe.it
Leggo da un’intervista fatta al duo Andrea Novelli e Gianpaolo Zarini, che nel loro ultimo romanzo Acque torbide per l’investigatore Astengo hanno voluto sperimentare il genere hard-boiled perché “ci mancava“, perché a loro “piacciono le sfide e provare a cimentarsi in diversi tipi di scrittura“, e perché per la prima volta ambientano un loro romanzo in Italia dato che tutti i precedenti hanno avuto una ambientazione all’estero.
Insomma una sfida tutta italiana al genere tipicamente americano dell’hard-boiled. Una sfida tosta, cazzuta direi restando in tema, perché questa tipologia di romanzi oltre a un linguaggio in prima persona difficile da sviluppare ha degli stereotipi, o meglio delle regole, alle quali bisogna necessariamente ubbidire per rientrare nel genere. Badate che si parla di personaggi come Marlowe o Sam Spade, creati da maestri incontrastati, del calibro di Raymond Chandler e Dashiell Hammett. Un confronto non da poco.
Per scrupolo, prima di leggere il libro, mi sono rispolverato le regole dei romanzi hard-boiled senza scordarmi che l’unica cosa diversa che avrei trovato fin dall’inizio sarebbe stata l’ambientazione, ovviamente non americana ma Italiana.
La scelta del duo letterario è caduta su Genova. Città inusuale nei nostri romanzi di genere. Con i suoi carruggi, la zona del porto e quella residenziale è di sicuro un punto a favore. “Ottima per un noir”, mi sono detto: “Generalmente abbiamo una stragrande maggioranza d’ambientazioni a Bologna che quasi quasi mi dovrebbero dare la cittadinanza onoraria”.
Ok, Fortuna audax eccetera eccetera, quindi ho iniziato la lettura.
Le prime quattro righe sono del tutto inequivocabili su quello che hanno voluto fare i due scrittori: “La maggior parte dei clienti comincia con l’inondarmi la camicia di lacrime o con il ringhiarmi in faccia perché io capisca subito chi comanda, ma di solito finiscono con il diventare ragionevoli, se sopravvivono.
Insomma una sfida tutta italiana al genere tipicamente americano dell’hard-boiled. Una sfida tosta, cazzuta direi restando in tema, perché questa tipologia di romanzi oltre a un linguaggio in prima persona difficile da sviluppare ha degli stereotipi, o meglio delle regole, alle quali bisogna necessariamente ubbidire per rientrare nel genere. Badate che si parla di personaggi come Marlowe o Sam Spade, creati da maestri incontrastati, del calibro di Raymond Chandler e Dashiell Hammett. Un confronto non da poco.
Per scrupolo, prima di leggere il libro, mi sono rispolverato le regole dei romanzi hard-boiled senza scordarmi che l’unica cosa diversa che avrei trovato fin dall’inizio sarebbe stata l’ambientazione, ovviamente non americana ma Italiana.
La scelta del duo letterario è caduta su Genova. Città inusuale nei nostri romanzi di genere. Con i suoi carruggi, la zona del porto e quella residenziale è di sicuro un punto a favore. “Ottima per un noir”, mi sono detto: “Generalmente abbiamo una stragrande maggioranza d’ambientazioni a Bologna che quasi quasi mi dovrebbero dare la cittadinanza onoraria”.
Ok, Fortuna audax eccetera eccetera, quindi ho iniziato la lettura.
Le prime quattro righe sono del tutto inequivocabili su quello che hanno voluto fare i due scrittori: “La maggior parte dei clienti comincia con l’inondarmi la camicia di lacrime o con il ringhiarmi in faccia perché io capisca subito chi comanda, ma di solito finiscono con il diventare ragionevoli, se sopravvivono.
Parole di Phlip Marlowe. Parole di Raymond Chandler.
E poi: “Me ne stavo appoggiato ad una colonna con quel libro in mano, Il grande sonno di Chandler. L’avevo da anni nella libreria del mio ufficio senza averlo mai letto. Lo tenevo per fare bella impressione sui clienti. Quel giorno lo avevo preso come involucro per metterci….”
Il protagonista.
Dopo poche pagine gli ingredienti dell’hard-boiled americano compaiono tutti, dalle tonnellate di sigarette fumate una di seguito all’altra, ad una pessima dieta alimentare che farebbe inorridire il migliore degli igienisti.
Astengo è un investigatore privato. È un ex sbirro. Ha un rapporto conflittuale con la polizia, collaborativo, ma non molto perché il suo carattere schivo, disilluso, ironico, cocciuto, cinico ed egoista lo porta ad agire da solo, pertanto è abbastanza antipatico a molti.
Astengo è uno che se ne frega del giudizio degli altri, dell’umanità intera. Lui è un lupo solitario, vive da solo, non ha amici, e anche se i suoi creatori non lo scrivono, Astengo non è in grado di cucinarsi neanche un uovo fritto.
Astengo non è quello che si può definire un buon partito perché è totalmente inadatto alla vita matrimoniale, genitore, poi, neanche a parlarne.
Astengo è interessato solo a belle donne; bionde fatali, dark lady, meglio se clienti della sua agenzia d’investigazioni.
Astengo odia le relazioni sentimentali, per scelta perché è un disilluso.
Astengo lavora all’ultimo piano del lussuoso palazzo Doria-Danovaro (eredità di un lontano parente) ed ha una sventola di segretaria.
Astengo ha un’attività che va male; non che desideri o mai abbia desiderato incarichi gloriosi, ma oramai si è ridotta a semplici operazioni di “annusapatte”. Documentare l’attività amatoria del coniuge infedele. Cash e via! Ma gli girano sempre pochi soldi per le mani.
Astengo ha un linguaggio gergale che si esprime soprattutto quando interagisce con il suo principale collaboratore/informatore.
Astengo ha tutti i requisiti di un dannato detective privato dell’hard-boiled americano.
Il protagonista.
Dopo poche pagine gli ingredienti dell’hard-boiled americano compaiono tutti, dalle tonnellate di sigarette fumate una di seguito all’altra, ad una pessima dieta alimentare che farebbe inorridire il migliore degli igienisti.
Astengo è un investigatore privato. È un ex sbirro. Ha un rapporto conflittuale con la polizia, collaborativo, ma non molto perché il suo carattere schivo, disilluso, ironico, cocciuto, cinico ed egoista lo porta ad agire da solo, pertanto è abbastanza antipatico a molti.
Astengo è uno che se ne frega del giudizio degli altri, dell’umanità intera. Lui è un lupo solitario, vive da solo, non ha amici, e anche se i suoi creatori non lo scrivono, Astengo non è in grado di cucinarsi neanche un uovo fritto.
Astengo non è quello che si può definire un buon partito perché è totalmente inadatto alla vita matrimoniale, genitore, poi, neanche a parlarne.
Astengo è interessato solo a belle donne; bionde fatali, dark lady, meglio se clienti della sua agenzia d’investigazioni.
Astengo odia le relazioni sentimentali, per scelta perché è un disilluso.
Astengo lavora all’ultimo piano del lussuoso palazzo Doria-Danovaro (eredità di un lontano parente) ed ha una sventola di segretaria.
Astengo ha un’attività che va male; non che desideri o mai abbia desiderato incarichi gloriosi, ma oramai si è ridotta a semplici operazioni di “annusapatte”. Documentare l’attività amatoria del coniuge infedele. Cash e via! Ma gli girano sempre pochi soldi per le mani.
Astengo ha un linguaggio gergale che si esprime soprattutto quando interagisce con il suo principale collaboratore/informatore.
Astengo ha tutti i requisiti di un dannato detective privato dell’hard-boiled americano.
L’indagine.
Il copione da rispettare per far parte del genere è quello tipico di un semplice incarico per tirare a campare che nel prosieguo della storia s’ingarbuglia maledettamente riservando, oltre al classico morto non previsto, un finale del tutto inaspettato. E, infatti, l’indagine di Astengo parte da un banale compito alla ricerca del partner fedifrago, col susseguirsi della monotonia di appostamenti dietro le porte di villette di periferia, con la relativa consegna delle fotografie del tradimento al
coniuge/cliente, eccetera, eccetera, ma finisce alla ricerca dell’assassino proprio del coniuge che l’investigatore andava tampinando, con dentro il calderone, belle donne, sesso, soldi, e ricatti in un susseguirsi di colpi di scena finali.
Ok! Ingredienti e modalità di cottura ci sono tutti e in perfetto stile hard-boiled!
Il copione da rispettare per far parte del genere è quello tipico di un semplice incarico per tirare a campare che nel prosieguo della storia s’ingarbuglia maledettamente riservando, oltre al classico morto non previsto, un finale del tutto inaspettato. E, infatti, l’indagine di Astengo parte da un banale compito alla ricerca del partner fedifrago, col susseguirsi della monotonia di appostamenti dietro le porte di villette di periferia, con la relativa consegna delle fotografie del tradimento al
coniuge/cliente, eccetera, eccetera, ma finisce alla ricerca dell’assassino proprio del coniuge che l’investigatore andava tampinando, con dentro il calderone, belle donne, sesso, soldi, e ricatti in un susseguirsi di colpi di scena finali.
Ok! Ingredienti e modalità di cottura ci sono tutti e in perfetto stile hard-boiled!
La scrittura.
Andiamo ora alla mano del cuoco, o meglio dei cuochi. Vediamo com’è scritto.
Prima persona d’obbligo, e trattasi di una gran bella prima persona. Ritmo serrato, intimista e moderato, pathos, atmosfere ben definite, dialoghi diretti, accurati e verosimili. Menzogne, dubbi. Amarezza. Buono il rapporto con il lettore. Ottimo lo stile. Lettura veloce. Perfetto. Cotto e mangiato in due giorni.
Andiamo ora alla mano del cuoco, o meglio dei cuochi. Vediamo com’è scritto.
Prima persona d’obbligo, e trattasi di una gran bella prima persona. Ritmo serrato, intimista e moderato, pathos, atmosfere ben definite, dialoghi diretti, accurati e verosimili. Menzogne, dubbi. Amarezza. Buono il rapporto con il lettore. Ottimo lo stile. Lettura veloce. Perfetto. Cotto e mangiato in due giorni.
Conclusioni.
Sì, Acque torbide per l’investigatore Astengo è di sicuro un hard-boiled. Stile, trama e personaggi sono all’altezza. Se gli autori avevano concepito il romanzo come una sfida, l’hanno vinta di sicuro, ma detto così sembrerebbe che il duo Novelli Zarini si sia limitato ad una scopiazzatura dei copioni americani, e invece, No. Non è così e non fraintendiamo assolutamente. I due scrittori liguri hanno solo obbedito alle regole fondamentali e obbligatorie del genere, ma il nostro Astengo a ben guardare è proprio nostro. È Italico. Unico. Unico perché alla fine, non è un vero duro. Non è un macho e spara poco, o meglio, non spara affatto perché spesso non ha neanche il revolver. Lo dimentica in un cassetto o non lo vuole portare affatto, anche quando in ballo c’è il rischio della vita. Però con se porta sempre un’arma, efficace e tagliente come una lama: “L’ironia”. Quella forte ironia mischiata al senso dell’umorismo spiccato in qualsiasi occasione. Astengo ha un alto senso della giustizia ed è un antieroe verosimile, immerso in storie altrettanto credibili prive di serial killer o descrizioni cruente. Immerso nell’italica speculazione edilizia, nello storico inquinamento delle coste più belle del mondo, nella malsana ragione degli interessi politico-criminali.
Astengo non vuole piacere. Non ci tiene. È sincero. È leale e anche se cerca di passare per un duro alla fine è tradito dal suo buonismo e dalla sua simpatia, e poi è un personaggio moderno, ricco delle contraddizioni dell’uomo d’oggi e soprattutto è perfettamente integrato nella sua Genova che vive in ogni dove e in ogni poro della pelle, e Genova è il vero co-protagonista alla pari del romanzo. E non ci sarebbe Astengo, o meglio, un Astengo credibile senza la sua Genova. Questa Genova. Misteriosa e vera. Ecco! Sì. Ho capito perché mi è piaciuto: Astengo è italico.
Acque torbide per l’investigatore Astengo è un bel libro. Ve lo consiglio e soprattutto leggete italiano. Noi sappiamo fare anche un buon hard-boiled. Provare per credere.
Sì, Acque torbide per l’investigatore Astengo è di sicuro un hard-boiled. Stile, trama e personaggi sono all’altezza. Se gli autori avevano concepito il romanzo come una sfida, l’hanno vinta di sicuro, ma detto così sembrerebbe che il duo Novelli Zarini si sia limitato ad una scopiazzatura dei copioni americani, e invece, No. Non è così e non fraintendiamo assolutamente. I due scrittori liguri hanno solo obbedito alle regole fondamentali e obbligatorie del genere, ma il nostro Astengo a ben guardare è proprio nostro. È Italico. Unico. Unico perché alla fine, non è un vero duro. Non è un macho e spara poco, o meglio, non spara affatto perché spesso non ha neanche il revolver. Lo dimentica in un cassetto o non lo vuole portare affatto, anche quando in ballo c’è il rischio della vita. Però con se porta sempre un’arma, efficace e tagliente come una lama: “L’ironia”. Quella forte ironia mischiata al senso dell’umorismo spiccato in qualsiasi occasione. Astengo ha un alto senso della giustizia ed è un antieroe verosimile, immerso in storie altrettanto credibili prive di serial killer o descrizioni cruente. Immerso nell’italica speculazione edilizia, nello storico inquinamento delle coste più belle del mondo, nella malsana ragione degli interessi politico-criminali.
Astengo non vuole piacere. Non ci tiene. È sincero. È leale e anche se cerca di passare per un duro alla fine è tradito dal suo buonismo e dalla sua simpatia, e poi è un personaggio moderno, ricco delle contraddizioni dell’uomo d’oggi e soprattutto è perfettamente integrato nella sua Genova che vive in ogni dove e in ogni poro della pelle, e Genova è il vero co-protagonista alla pari del romanzo. E non ci sarebbe Astengo, o meglio, un Astengo credibile senza la sua Genova. Questa Genova. Misteriosa e vera. Ecco! Sì. Ho capito perché mi è piaciuto: Astengo è italico.
Acque torbide per l’investigatore Astengo è un bel libro. Ve lo consiglio e soprattutto leggete italiano. Noi sappiamo fare anche un buon hard-boiled. Provare per credere.